Se anche la ‘ndrangheta delocalizza:
dalla strage di Duisburg ad Al Qaeda


Maria Zuppello
Panorama, 18 dicembre 2007

Finora la ‘ndrangheta aveva fatto notizia solo per i sequestri di persona e per qualche raro delitto eccellente, come l’omicidio dell’ex presidente delle Ferrovie dello Stato, Lodovico Ligato o quello del vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, Francesco Fortugno. Ma il giorno di ferragosto di quest’anno la strage di Duisburg in Germania, bilancio sei morti, è diventata il punto di non ritorno.
Mai prima d’ora la ‘ndrangheta si era resa responsabile di un fatto così eclatante, fuori dalla Calabria, addirittura all’estero. Passata lo choc del fatto di cronaca cominciano solo ora, a distanza di qualche mese, le riflessioni. Come sta cambiando uno dei fenomeni criminali più globali del pianeta e quali ripercussioni avrà questo cambiamento nel futuro?
Panorama.it lo ha chiesto ad Antonio Nicaso, uno dei massimi esperti mondiali dell’argomento, autore di ‘Ndrangheta, pubblicato da Aliberti Editore.
La ndrangheta è veramente diventata un fenomeno internazionale?
Si, è una delle poche organizzazioni criminali ormai presente in tutti i continenti. Investe nella produzione di cocaina, ha rapporti privilegiati con narcotrafficanti e paramilitari colombiani, tratta con i trafficanti turchi, ricicla materiale tossico e radioattivo, ma soprattutto ha avamposti dappertutto. Dalle Americhe all’Oceania, dall’Asia all’Africa ed in molti Paesi europei, tra cui Olanda, Spagna, Francia e Germania. In Germania la ‘ndrangheta è presente dagli anni Sessanta.
Lei sostiene nel suo libro che la ‘ndrangheta abbia avuto anche contatti con Al Qaeda…
Come Al Qaeda la ‘ndrangheta si è sviluppata in un contesto economico relativamente primitivo, ma col tempo ha saputo cogliere il trend della globalizzazione e delocalizzare la propria attività. Come Al Qaeda la ‘ndrangheta è al tempo stesso estremamente tradizionale e fortemente innovativa. Medioevale e moderna. Secondo il magistrato Nicola Gratteri la ‘ndrangheta ha avuto contatti reali con Al Qaeda attraverso i produttori di oppio afghano, legati ai talebani.
Oltre ad Al Qaeda non sarebbero mancate relazioni perfino con Saddam Hussein.
Un quantitativo di materiale radioattivo sarebbe stato ceduto, con la complicità della ‘ndrangheta, da una società italiana all’Iraq di Saddam Hussein. Su questa circostanza indaga la magistratura, potendo contare su nuovi documenti resi noti della Cia. E sempre in riferimento all’ex dittatore iracheno, si è scoperto che i servizi segreti del Kuwait avevano cercato di contattare esponenti della ‘ndrangheta per recuperare parte del Tesoro trafugato da Saddam Hussein durante la prima guerra del Golfo.
La ‘ndrangheta nasce in Calabria nel XIX secolo ed è caratterizzata, a differenza della mafia, dai vincoli familiari e dalle faide. Come quella di San Luca alla base della strage di Duisburg. Cosa vuol dire in concreto?
Le faide sono come i vulcani, quando esplodono hanno effetti devastanti. Uccidono anche la pietà, senza guardare in faccia nessuno: bimbi, giovani, anziani, donne. Spesso si muore per parentele acquisite, si uccide per non essere uccisi, quasi sempre sono scontri all’ultimo sangue. Nelle faide spesso piccoli e banali moventi possono saturare la riserva d’odio.
Però questi odi tribali sono stati capaci di generare un giro d’affari addirittura planetario…
Oggi la ‘ndrangheta, se si calcolano anche i proventi del riciclaggio di denaro sporco, ha un fatturato che si aggira attorno ai 55 miliardi di euro. In Calabria il rapporto tra fatturato criminale e pil è del 120%, contro il 39% della Sicilia e il 32% della Campania. È un mare senza sponde, un sistema criminale che gode di molte complicità politico-finanziarie. Ha il monopolio della cocaina in Europa, ma continua a gestire una serie di attività illecite che vanno dall’estorsione all’usura, dal traffico di rifiuti radioattivi all’immigrazione clandestina. Questo comunque non basta per spiegare la forza della ‘ndrangheta. Bisogna immaginare un tavolo in cui siedono insieme il mondo politico, imprenditoriale e criminale. E il collante è la massoneria.
Nella faida di San Luca, alla base della strage di Duisburg, un ruolo importante è stato giocato dalle donne.
Nell’Ottocento ci sono state donne che sono entrate a far parte della picciotteria, una sorta di ‘ndrangheta prima maniera. Alcune sentenze della Corte d’Appello della Calabria raccontano di riti di iniziazione cui hanno preso parte anche donne, al pari degli uomini. Ma sono stati casi isolati. Negli ultimi tempi, il ruolo della donna è cresciuto. Secondo alcuni collaboratori di giustizia ci sarebbe un grado nella gerarchia della ‘ndrangheta destinato alle donne: quello di sorella d’omertà, con compiti di assistenza, soprattutto per latitanti in fuga. Oggi, poi, notiamo sempre più donne nella ‘ndrangheta con potere decisionale.
Cosa ci si può aspettare nel prossimo futuro da un fenomeno criminale di tale portata?
Se non si pone mano alle riforme, con l’abolizione dei riti alternativi, sarà sempre più difficile combattere organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta. Bisogna puntare sulla confisca dei beni illegalmente conseguiti, cercando anche di spezzare le contiguità politico-finanziarie. In Italia l’intera legislazione antimafia è stata permeata dall’emergenza. È finora mancata un’azione di lungo corso. Si è andato avanti con reazioni emotive, sull’onda di stragi e omicidi eccellenti. Spesso si sente dire che la lotta alle mafie è bipartisan. Finora. Però, le maggioranze trasversali e le convergenze tra i due schieramenti politici si sono registrate soltanto in occasione dell’indulto. Molto, insomma, resta ancora da fare.